Recensione "2 Novembre" Carmelo Cambareri

 
Finalmente ce l’ho fatta a scrivere questa recensione sul nuovo EP dei Fanali di Scorta. Ho impiegato un po’ di tempo per un semplice motivo: sono peggio di loro! E continuo a chiedermi come si possa essere peggio dei peggiori musicisti/suonatori di freak‘n’roll in Italia.

Qualche mese fa leggevo su un quotidiano online un articolo riguardante il naufragio della movida nel quale l’autore, noto musicista quarantenne della scena torinese, si accorge che i giovani soffrono di social indifferenza e hanno perso l’interesse nei confronti della cultura a causa degli iPhone, della TV e del berlusconismo. Insomma, i soliti discorsi generazionali secondo i quali chi è stato è stato e chi è stato non è. Tuttavia, credo che in questa tesi ci sia un buco: la degenerazione è, a mio avviso, imputabile principalmente all’autore stesso e ai vuoti radical-chic torinesi che, qualche anno fa, pur avendo la possibilità di essere protagonisti di un movimento artistico culturale mai nato, si sono piegati a 90° di fronte alla prepotenza del mainstream e alle laute offerte commerciali lasciando in eredità soltanto una massiccia dose di insana rivalità.

Per fortuna però, qualcuno si è salvato e i Fanali di scorta sono l’esempio vivente di come si possa sopravvivere proponendo contenuti e sostanza. Lo dimostra il fatto che da più di dieci anni sfornano brani autentici e divertono i giovani con i loro live effervescenti (vi assicuro che se avrete la fortuna di assistere a uno dei loro show, sarete talmente presi che non vi passerà neanche per l’anticamera del cervello di controllare il telefono cellulare anzi, fate attenzione perché potreste dimenticarvi di avercelo) senza perdere neanche un grammo di indipendenza.

Lo testimonia il nuovo EP concettuale 2 Novembre, basato sulle vicende di Gino El Maruken (ladro di tombe). Lo testimoniano la sapienza degli arrangiamenti che sembrano concepiti da qualche guru della produzione musicale e l’affiatamento di questi tre ragazzi che sanno suonare assieme.

Hey Mama, un brano pieno zeppo di suoni apre il disco mettendo fin da subito le cose in chiaro. Le origini blues, le influenze folk, la voce graffiante dell’istrionico e poliedrico front man Daniele Chiarella, le note del sax di Anna Frati, la chitarra acustica, quella elettrica e le percussioni si mescolano perfettamente per dare origine a un’esplosione musicale degna della peggiore orchestra che abbiate mai ascoltato (in effetti, sono solo in quattro ma sembra che a suonare sia un’orchestra intera, volevo dire questo).

El Maruken, è caratterizzato dal guitar synth di Lusio (al secolo Luciano Triglia), storico chitarrista della band che in questo brano tira fuori dal cilindro un riff dal sapore arabeggiante che rimanda la mia mente alla multietnicità, all’allegria e ai colori di Porta Palazzo e da un finale ben congegnato e amalgamato in cui la batteria di Ektor (Ettore Sardano) ci regala uno stacco, un bel momento di suspense.

La terza traccia, Il Palo, è la più scanzonata, la più spensierata del disco. Ascoltare questo brano è come galleggiare rilassati in un fiume con lo sguardo rivolto all’insù verso il cielo limpido e essere trasportati lentamente e dolcemente dalla corrente verso la foce senza pensare a nulla, felici e con la mente libera come quando eravamo bambini.

Il brano 2 Novembre che chiude l’album, è il mio preferito perché condensa l’essenza dei Fanali di scorta. Un brano dal sapore blueseggiante, quasi una ballata in cui emergono la voce e la chitarra, elementi caratterizzanti della band fin dalle origini che, oltre all’impressione momentanea, indicano chiaramente che questi ragazzi hanno davvero una marcia in più.

Carmelo Cambareri BORDER RADIO

http://www.border-radio.it/news/fanali-di-scorta-2-novembre/